domenica, giugno 19, 2016

Japan 2012 - What I see in Tokyo

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Ciliegi sul fiume Kanda
Come chiusura ideale del mio diario di viaggio in Giappone del 2012 (a questo link, tutte le puntate precedenti), ecco il video "What I see in Tokyo", che ho montato con i clip dei miei posti preferiti di Tokyo, ripresi negli ultimi due giorni del viaggio, accompagnati da un brano musicale che ho scritto e registrato personalmente. Il video si apre alla stazione di Tokyo e prosegue con immagini del parco di Yoyogi, della stazione di Harajuku, di Omotesando, e di Shibuya, con il suo famoso, affollatissimo incrocio e il palazzo 109 (che è un centro commerciale pieno negozi di vestiti, mecca delle gyaru). E' stato girato in primavera, per cui le immagini dei ciliegi in fiore sono protagoniste.
Il giro poi prosegue a Shinjuku, con il Tokyo Metropolitan Government Building, opera di Kenzo Tange e sede di due popolari osservatori panoramici gratuiti. Dalla stazione di Shinjuku, la JR Chuo line porta a Kichijoji e al parco di Inokashira, affollato per l'hanami ("ammirare i fiori", l'usanza giapponese di godersi la fioritura primaverile dei fiori, in particolare dei ciliegi). Da Ovest a Est, con la collaborazione della capillare rete ferroviaria di Tokyo, ci si sposta al Kaisai Rinkai Koen, un parco che si affaccia sulla baia di Tokyo, dove c'è, tra le altre cose, una spiaggia artificiale che offre una vista di diversi luoghi simbolo della capitale giapponese, la torre Sky Tree, Tokyo Disneyland, il "Dinosaur bridge" ovvero il Tokyo Gate Bridge.
Ancora metropolitana fino a Ueno, per poi addentrarsi a piedi a Kappabashi, sede di negozi che vendono ogni tipo di attrezzatura per cucine e ristoranti, fino al tempio Sensoji di Asakusa, con la sua Kaminari-mon ("Porta del tuono") e la sua pagoda a cinque piani. Una breve puntata all'Azumabashi sul fiume Sumida, oltrepassato il quale si arriva al caratteristico edificio sede del quartier generale della birra Asahi, e poi si torna indietro al parco di Ueno, affollatissimo per l'hanami in quanto i ciliegi lì erano in piena fioritura. Ancora a piedi verso Ovest per arrivare a Yanaka, un quartiere che ha conservato abbastanza l'aspetto che doveva avere Tokyo prima della guerra, stradine strette e tortuose e case basse di legno. La passeggiata prosegue poi verso Sotobori dori, dove i rami degli alberi di ciliegio in fiore si sporgono sul fiume Kanda, per poi andare a Sud verso Roppongi quando ormai è scesa la sera, con la luna che fa capolino dalla nuvole accanto alla Tokyo Tower illuminata.
La musica di questo video l'ho scritta partendo dalla melodia di synth che si sente a 0:30, che ho poi sviluppato ed arrangiato suonando batteria, basso e varie parti di tastiere (piano e basso synth, oltre al synth principale). Le chitarre, sia ritmiche che soliste, le ho registrate usando una splendida chitarra artigianale opera del mio amico Vincenzo Pascariello, che mi ha fatto il favore di prestarmela per le registrazioni.



Cherry trees on the Kanda river
As an ideal ending for my Japan 2012 travel diary (this is the link, for all past days), here is "What I see in Tokyo", the video I edited with clips of my favourite places in Tokyo, shot in the last two days of the trip and with, as soundtrack, with a song I wrote and recorded personally. The video opens at Tokyo station and goes on with clips from Yoyogi park, Harajuku station, Omotesando and Shibuya, with its famous, super busy crossing and the 109 building (a department store full of clothing shops, a gyaru heaven). The clips were shot in Spring so blossoming cherry trees are everywhere.
The path goes on in Shinjuku, with the Tokyo Metropolitan Government Building, created by Kenzo Tange, where there are two popular free panoramic observatories. From Shinjuku station, the JR Chuo line takes us to Kichijoji and Inokashira park, crowded for the hanami ("flower viewing", the Japanese traditional custom of enjoying the Spring time blossoming, of cherry trees in particular). From West to East, thanks to the kind cooperation of the widespread coverage of Tokyo railway lines, we move to the Kaisai Rinkai Koen, a park overlooking the Tokyo bay with, among other things, an artificial beach offering a view of several landmarks of the Japanese capital city, the Sky Tree tower, Tokyo Disneyland and the so called "Dinosaur bridge" namely the Tokyo Gate Bridge.
Again underground to Ueno, and then walking in Kappabashi, almost entirely populated with shops supplying the restaurant trade, to get at the Sensoji temple in Asakusa, with its Kaminari-mon ("Thunder gate") and five storied pagoda. A quick trip to the Azumabashi bridge on the Sumida river, facing the peculiar Asahi beer headquarters building, and then back to Ueno park, super busy for the hanami, as cherry blossom there were in full bloom. Then again walking West to Yanaka, a neighborhood in which the old Shitamachi, prewar atmosphere can still be felt, narrow, winding streets and low wooden buildings. The walk goes on to Sotobori dori, where the blossoming cherry tree branches lean on the Kanda river, then going South towards Roppongi when darkness has already fallen, with the moon peeking trough the clouds next to the nightly lit Tokyo Tower.
I wrote the music for the video starting from the synth melody heard at 0:30, that I then developed and arranged playing drums, bass and various keyboards parts (piano and synth bass, apart from the main synth line). Both rhythm and lead guitars were recorded with an amazing guitar, handmade by my friend Vincenzo Pascariello, that he graciously lent me for the session.

domenica, maggio 01, 2016

Alla ricerca di Kimagure Orange Road

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Madoka disegnata da Akemi Takada
Kimagure Orange Road, manga (fumetto giapponese) di Izumi Matsumoto adattato anche in un anime (serie animata) di successo (arrivato in Italia con il nome di "E' quasi magia, Johnny"), è stato il primo manga che ho letto, quando fu pubblicato dalla Star Comics tra il 1992 e il 1994. E' stato anche uno dei motivi per cui ho cominciato ad interessarmi al Giappone. Ciononostante, quando sono approdato a Tokyo per la prima volta, nel 2008, non ero interessato a cercare, in particolare, i luoghi reali che hanno ispirato quelli di questo manga o di tanti altri che ho letto successivamente, pur riconoscendo, nel mio vagare per la capitale giapponese, molti posti familiari. Nel mio ultimo viaggio a Tokyo, a Dicembre 2015, inspiegabilmente mi ha preso una botta di nostalgia acuta, per cui mi sono chiesto che fine avesse fatto il suo autore, che sapevo inattivo da molti anni. Cercando su internet ho trovato un bellissimo articolo del 2011 di Dreux Richard per il Japan Times (lo trovate qui, solo in Inglese) grazie al quale ho scoperto che Matsumoto, mentre stava per serializzare la sua nuova opera "Bakumatsu Rashamen-musume Jyoushi", nel 1999, ha sofferto per l'acutizzarsi dei sintomi di una perdita spontanea di liquido cerebrospinale che, di fatto, lo ha tenuto fermo per circa dieci anni. Il manga a cui stava lavorando era un'opera ambiziosa sulla vita di Henry Heusken, traduttore Olandese per Townsend Harris, primo console americano in Giappone. Heusken fu assassinato nel 1861.
Copertina del terzo volume del manga
In uno dei vari incontri con il giornalista, Matsumoto lo ha anche accompagnato in un tour di Setagaya, il quartiere di Tokyo dove lavorava all'epoca della realizzazione di Kimagure Orange Road e da cui il mangaka ha preso ispirazione per la città immaginaria dove si svolgono gli eventi del manga. Pertanto, trovandomi lì, sono partito anch'io alla ricerca di questi luoghi. Il primo posto che ho cercato è il locale che ha fornito l'ispirazione per l'ABCB (pronunciato Abakabu, cioè ABACAB, omaggio all'omonimo album e canzone dei Genesis), così importante nelle vicende del manga. Si trova a Shimokitazawa, precisamente qui ma, quando ci sono arrivato, ho avuto un'amara sorpresa (anche se già lo sapevo): il Giappone, e Tokyo in particolare, è in continuo mutamento e quindi, in pochi anni, edifici, quartieri e strade possono cambiare completamente faccia. Quello che, a metà degli anni '80 (quando Matsumoto ha cominciato disegnare KOR) era il "Genso Katsudo Shashin Kan", il bar/studio fotografico (!) che ha ispirato l'ABCB, è poi diventato, nel 1995, il pub "Y-Y" e, nel 2007, il negozio di vestiti usati "Star Verry" che ha chiuso nel 2009. Se usate la funzione cronologia di Street View, potete vedere l'aspetto del locale nel Settembre 2009, quando aveva chiuso da poco i battenti. In seguito, il locale è diventato "Nishidaya" un ristorante specializzato in yakitori (spiedini di pollo alla brace) subendo una radicale ristrutturazione della facciata (sempre in Street View se ne può visitare anche l'interno). Non ho potuto fare a meno di pensare che, se la botta di nostalgia mi avesse preso prima, nel 2008 o nel 2009, avrei potuto vedere il fabbricato quando ancora assomigliava molto all'ABCB. Matsumoto, nel tornare a visitarlo nel 2011 per l'intervista citata, ha fatto notare che la facciata del piano superiore era comunque rimasta più o meno invariata mentre, in interviste precedenti, aveva raccontato che, ai tempi del "Genso Katsudo Shashin Kan" la facciata era originariamente bianca, prima di essere ridipinta di verde e rosa.
L'ABCB nel manga

Lo Star Verry nel Settembre 2009 (da Google Maps)
Io davanti al Nishidaya nel Dicembre 2015
Da Shimokitazawa, seguendo la ferrovia Odakyu Odawara Line, sono arrivato a piedi alla stazione di Umegaoka, altro posto visibile nel manga ma attualmente irriconoscibile a causa di una ristrutturazione ed infine a Gotokuji. Ho attraversato un passaggio a livello vicino alla stazione di Yamashita (sulla Tokyu Setagaya Line) che sembrava uscito dal manga e mi sono ritrovato in Yurinoki Dori (che, a voler essere precisi, si trova qui tra Akatsutsumi e Miyasaka e non a Gotokuji, come scritto nell'articolo), un viale alberato che ricorda incredibilmente quello visto in innumerevoli scene sia del manga che dell'anime.
Passeggiando, non sono più riuscito a trattenere l'ondata di ricordi ("Natsukashii", bei ricordi, per usare le parole di Matsumoto), mi è venuta voglia di rileggere per l'ennesima volta il manga, riguardarmi l'anime ma, soprattutto, mi sono ritrovato a sperare che Izumi Matsumoto torni a pubblicare: troppe cose interessanti sono rimaste incompiute, come Sesame Street (il bellissimo manga pubblicato dopo KOR, e chiuso dopo pochi numeri senza una vera conclusione) o il citato "Bakumatsu Rashamen-musume Jyoushi" (che varrebbe la pena di leggere anche solo per la maniacale ricostruzione della Shimoda degli anni '50 dell'800) oppure ancora "Tobyoki", l'annunciato manga autobiografico che Matsumoto ha in progetto di realizzare anche per sensibilizzare il mondo sulla sua malattia. In un'intervista al Japan Expo del 2014, che potete trovare qui in Francese, il titolo provvisorio sembra essere diventato "Middle of the journey": durante l'intervista, molto interessante, vengono mostrate delle slide con alcune bozze di questo nuovo progetto ed infine Matsumoto disegna dal vivo Madoka, protagonista di KOR.


Madoka drawn by Akemi Takada
Kimagure Orange Road, manga (Japanese comic) by Izumi Matsumoto also adapted in an very successful anime (animated series), was the first manga I read, when it was published in Italy by Star Comics between 1992 and 1994. It was also one of the reasons why I started being interested in Japan. Nonetheless, when I visited Tokyo for the first time, in 2008, I wasn't really interested in looking for the real locations that inspired those featured in this and many other manga I read afterwards even though, wandering around Japan's capital city, I kept recognizing a number of familiar spots. However, during my last trip to Tokyo, in December 2015, I was inexplicably caught in a spiral of nostalgia and so I wondered what was the author (that I heard was inactive for a long time) up to right now. Browsing the internet I found a really interesting 2011 article by Dreux Richard for the Japan Times (you can find it here) thanks to which I found out that Matsumoto, on the brink of publishing his new series "Bakumatsu Rashamen-musume Jyoushi", in 1999, suffered from a worsening of the symptoms of a spontaneous cerebrospinal fluid leak that, in fact, prevented him from working for almost ten years. The manga he was planning was an ambitious project about Henry Heusken, the Dutch translator for Townsend Harris, first U.S. Consul General in Japan. Heusken was assassinated in 1861.
Manga's third volume cover
In one of several meetings he had with the journalist, Matsumoto showed him around Setagaya, the Tokyo district where he used to work on Kimagure Orange Road, that served as inspiration for the fictional city where the manga and the anime take place. Therefore, being there as well, I went looking for those places. The first was the building that inspired ABCB, (read as Abakabu, like ABACAB, paying a tribute to Genesis' album and song of the same name) so central to the story. It's in Shimokitazawa, here to be precise but, when I got there I had a (somewhat anticipated) bad surprise: Japan, and Tokyo in particular, is constantly changing and so, in a few years, buildings, districts and streets can completely change their face. What was, in mid eighties (when Matsumoto started KOR), "Genso Katsudo Shashin Kan", the cafe/photo studio (!) that inspired ABCB, became, in 1995, a pub named "Y-Y" and then, in 2007, the "Star Verry", an used clothing store that closed in 2009. Using history in Street View you can see how the building looked like in September 2009, when it had been just shut down. Afterwards, the store became "Nishidaya", a restaurant specialising in yakitori (roasted chicken skewers) and the façade underwent a radical renovation (with Street View you can also visit the interiors). I couldn't keep myself from thinking that, had nostalgia hit me a little earlier, in 2008 or 2009, I would have managed to see the building when it still resembled ABCB a lot. Matsumoto, upon visiting it again in 2011 for the said interview, pointed out that the façade of the upper floor remained virtually unchanged; in past interviews, he recalled that the "Genso Katsudo Shashin Kan" façade was white, before being repainted green and pink.
The ABCB in the manga

The Star Verry in September 2009 (from Google Maps)
Me in front of the Nishidaya in December 2015
From Shimokitazawa, following the Odakyu Odawara Line railway, I walked to Umegaoka station, another manga location now completely changed due to refurbishment, and finally to Gotokuji. I passed a straight-out-of-the-manga railway crossing near Yamashita station (on the Tokyu Setagaya Line) and found myself in Yurinoki Dori (to be precise, here between Akatsutsumi and Miyasaka and not in Gotokuji, as it's written in the article), a tree-lined avenue strikingly resembling the one seen in countless manga and anime scenes.
Walking there, I couldn't stop the flow of memories ("Natsukashii", fond memories, to use Matsumoto's own words), I was struck by an irresistible urge to read the manga and watch the anime again for the nth time but, most of all, I found myself strongly hoping for Izumi Matsumoto's return to publishing: too many interesting things were left unfinished, like Sesame Street (great manga published straight after KOR, and closed after few volumes without a real ending) or the mentioned "Bakumatsu Rashamen-musume Jyoushi" (worth reading if only for the painstakingly detailed reconstruction of 1850s' Shimoda) or, even more, Tobyoki, the announced semi autobiographical manga Matsumoto plans to release, also to raise awareness on his own illness. In an interview at the Japan Expo 2014, that you can find here in French, the temporary title seems to be now "Middle of the journey". This very interesting interview features also slides with some rough sketches of this new project as well as Matsumoto live drawing Madoka, lead character from KOR.

domenica, settembre 06, 2015

Japan 2012 Day 15 April 8 - Tokyo in a day, Yanaka, Kandagawa

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Ciliegi in fiore a Shibuya
La giornata di oggi sara' interamente dedicata a riprendere dei video per il mio progetto "Cosa vedo a Tokyo". La mia prima tappa e' ad Harajuku, dove passo un bel po' di tempo riprendendo prima il parco di Yoyogi e successivamente i dintorni del quartiere, scendendo verso Omotesando. Per pranzo, mi fermo da Wendy's che finalmente riesco a trovare (si trova in una via secondaria proprio di fronte all'ingresso di Omotesando hills). Accanto a me ci sono due americani, uno di tratti occidentali, l'altro di tratti chiaramente asiatici, che parlano in inglese mentre mangiano. L'occidentale, prima di addentare il suo panino, lo libera di tutto cio' che non e' carne togliendo salse, insalata, cetrioli eccetera cosi' l'asiatico gli chiede che senso abbia mangiare quel panino se poi ci leva tutto, esclamando alla fine "Non sei americano, sei asiatico!" Non posso fare a meno di ridere, loro se ne accorgono e ci scambiamo un cenno di saluto.
Ciliegi in fiore al parco di Ueno
Dopo pranzo, continuo la mia passeggiata arrivando a piedi a Shibuya, dove riprendo gran parte dei luoghi per me significativi, l'incrocio, il 109, la Cerulean Tower e lo spettacolo dei viali costeggiati dei ciliegi nella parte sud-ovest della stazione. Poi, prendo la linea Yamanote ed arrivo fino a Ueno. Dalla stazione, camminando verso est arrivo a Kappabashi e Tawaramachi fino alle rive del Sumida, godendomi l'atmosfera del quartiere di Asakusa che fin dalla prima volta è uno dei miei preferiti. Proseguo poi verso nord, per arrivare al tempio Sensoji; nei pressi del Kaminarimon becco anche una processione buddista, suppongo, molto caratteristica e anche vagamente inquietante. Il tempio, come al solito, e' affollatissimo di visitatori in fila per pregare e lasciare la propria offerta o, semplicemente, per avvicinarsi al vaso dell'incenso e lasciare che il fumo penetri nei vestiti (pare che garantisca buona salute). Poi torno indietro verso l'Azumabashi e di nuovo verso il parco di Ueno. E' una domenica di primavera per cui, come previsto, il parco e' pieno fino all'inverosimile di giapponesi che fanno hanami per cui, allo spettacolo dei ciliegi in fiore, si aggiunge quello dei giapponesi sotto i ciliegi. Ogni categoria e' rappresentata, le coppiette che fanno il picnic, le grandi tavolate di colleghi di ufficio, i gruppi di studenti universitari che si ubriacano in allegria, gli anziani seduti sulle panchine a bere te' ecc.
Ciliegi illuminati sul fiume Kanda
Costeggio il parco di Ueno verso nord, per arrivare a Nippori e quindi a Yanaka. E' un quartiere che non ho mai visto prima d'ora ed e' veramente molto caratteristico... Si respira l'aria di quella che doveva essere la città vecchia di Tokyo, stradine piccole e tortuose, edifici bassi di legno e tanti occhi sgranati da parte dei giapponesi che mi trovo ad incrociare, evidentemente poco abituati a turisti in quella zona. Continuo la mia passeggiata verso ovest, cercando di raggiungere il Giardino Botanico dell'Università di Tokyo ma purtroppo, quando ci arrivo, e' gia' chiuso, per cui rimando ad una prossima occasione. Infine, ritorno verso la guesthouse per cominciare a prepararmi la valigia. La sera ho appuntamento con Giulia a Shibuya, per cena torniamo da Mura dove, questa volta, lei prende un okonomiyaki ed io provo l'omusoba (un involtino di omelette ripieno di soba, appunto) che trovo delizioso. Dopo cena, passeggiamo un po' insieme per Shibuya, mentre io continuo a riprendere in giro, attirandomi anche la curiosita' di alcuni ragazzi giapponesi. Infine ci salutiamo e io torno verso l'Ace Inn ma, prima di rientrare, trovo il tempo di andare a riprendere lo spettacolo notturno dei ciliegi illuminati sul fiume Kanda, a Shin Mejiro Dori.


Cherry blossoms in Shibuya
Today will be totally devoted to shooting videos for my "What I see in Tokyo" project. My first stop is Harajuku, where I spend some time getting videos of Yoyogi park and surroundings, going down towards Omotesando. For lunch, I finally manage to find Wendy's (it's in a back street facing the entrance of Omotesando Hills) so I stop there. Next to me are two americans, one western featured and the other clearly asian, speaking in english while eating. The western one, before biting his sandwich, frees it from everything that it's not meat, taking out sauces, lettuce, pickles etc. so the asian one asks him what's the point of eating that sandwich if he's taking everything out of it and finally uttering "You're not american, you're asian!" I cannot keep myself from laughing, they notice and we exchange a wave.
Cherry blossoms in Ueno park
After lunch, I resume walking, getting to Shibuya where I film most spots that are meaningful to me, the crossing, the 109, the Cerulean Tower and the amazing show of the blooming cherry trees lined boulevards south-east of the station. Then I take Yamanote line to Ueno. From the station, walking east I get to Kappabashi and Tawaramachi until I reach Sumida river, enjoying the unique atmosphere of Asakusa, one of my favourite districts since my first time here. Then I head north to Sensoji; near the Kaminarimon I also come across a buddhist procession, I guess, very peculiar and also a bit unsettling. The temple, as usual, is very crowded with visitors queuing to pray and leave their offerings or, simply, to get near the big incense vase making the smoke soak their clothes (it's a good health custom, seemingly). Then I go back towards Azumabashi and again Ueno park. It's a Sunday in Spring so, as expected, the park is packed full of japanese people doing hanami so the joyous show of the japanese people under the cherry trees is added to the blooming cherry trees view. Every category is represented, couples doing pic-nic, big long tables of salarymen, groups of university students cheerfully getting drunk, seniors on benches drinking tea etc.
Cherry blossoms by night on the Kanda river
I walk north along Ueno park to pass Nippori and get to Yanaka. It's a district I never visited before and it's really peculiar... It has still got something of what should have been the old Tokyo, narrow, winding streets, two storied wooden buildings and many wide, surprised eyes from the japanese people I come across, apparently not quite used to tourists around the area. I keep walking west to reach the Tokyo University Botanical Garden but, unfortunately, when I get there it's closing time so I have to postpone to a future trip. In the end, I go back to the guesthouse to start packing. For my last evening in Japan, I meet Giulia in Shibuya. For dinner we go back at Mura where, this time, she gets an okonomiyaki and I try the omusoba (an omelette roll stuffed with soba noodles) which I find delicious. After dinner, we walk a little around Shibuya while I keep shooting videos, also catching the attention of few japanese guys that want to be in the video. In the end, we call it a night and I go back to the Ace Inn but not before shooting a little bit of the illuminated cherry blossoms on the Kanda river in Shin Mejiro Dori.

domenica, giugno 07, 2015

Japan 2012 Day 14 April 7 - Tokyo Metropolitan Government Building, Kaisai Rinkai Koen and tonkatsu

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Una vista dal Tokyo Metropolitan Government Building
 La prima cosa che voglio fare oggi e' andare a visitare il Tokyo Metropolitan Government Building, spesso citato dalle guide sia per la sua particolare architettura, opera di Kenzo Tange, sia per la presenza di due osservatori panoramici. Nei miei precedenti viaggi in Giappone non ci sono mai stato, per cui mi avvio a piedi verso Shinjuku. Appena arrivo, salgo al quarantacinquesimo piano di una delle due torri, mi pare la Torre Nord, pensando di poter scattare qualche buona foto, convinto di trovare delle terrazze panoramiche sul modello di quelle dell'Empire State Building che si vedono nei film. Invece, scopro con disappunto che gli osservatori sono al chiuso ma, comunque, passo un po' di tempo lassu' a godermi la vista, anche se la giornata non e' particolarmente limpida.
Una cascata al Chuo koen
Successivamente, me ne vado per un po' al Chuo koen, di fronte all'edificio: e' un giardino molto bello che oggi ospita anche una specie di mercatino delle pulci. Mi metto a girare qualche video e mi viene l'idea di utilizzare questi ultimi due giorni a Tokyo per girare brevi filmati nei miei posti preferiti della capitale, da raccogliere in un video che chiamero' "Cosa vedo a Tokyo". La prima tappa, pero', sarà in un posto che non ho ancora visitato ovvero il Kaisai Rinkai Koen, un parco che si affaccia sulla baia di Tokyo. Per raggiungerlo, torno verso la stazione di Shinjuku e prendo prima la Yamanote line fino ad Osaki, poi la Rinkai line fino a Shin Kiba ed infine la Keiyo line fino alla meta. Quando ci arrivo, e' ormai ora di pranzo per cui, appena uscito dalla stazione, compro un paio di sandoicchi che mangio su una panchina del parco. Mentre mi guardo attorno, mi salta agli occhi la varieta' di animali da compagnia dei frequentatori del parco: oltre ai classici cani c'e' una signora che ha un procione (come Candy) e un altro tizio che ha un falco addestrato! Continuo la mia passeggiata attraversando una struttura interamente trasparente (che poi ho scoperto essere una postazione per l'osservazione degli uccelli) e mi avvio verso la spiaggia. Passo un ponte molto particolare (Kaisai Nagisa bridge) e mi ritrovo di fronte alla baia di Tokyo. C'e' un vento pazzesco, guardandomi intorno scorgo sia il Tokyo Sky Tree sia il profilo delle strutture di Disneyland, mentre mi avventuro sul molo. Poi, prima di volare via, torno indietro verso il giardino dove e' in corso una specie di festival. C'e' anche un palco su cui si esibiscono diverse compagnie di ballo hip hop. Uscendo dal parco per tornare alla stazione, vedo un chioschetto di dango (dolcetti giapponesi su stecco) ed approfitto per assaggiarli: non me ne pento, sono piu' buoni di quello che pensavo.
Tokyo Disneyland dalla spiaggia del Kaisai Rinkai koen
Infine, mi faccio il viaggio di ritorno verso la guesthouse, dove passo solamente per cambiarmi prima di andare all'auto-tennis. Voglio tornare a quello di Waseda e, per farlo, cammino a piedi verso nord lungo Gaien Higashi Dori. Come sempre, resto a giocarci un bel po', mi diverto troppo, vorrei che ci fosse una cosa del genere anche in Italia! Poi torno alla guesthouse e, dopo la doccia, ne approfitto per fare un po' di bucato sfruttando le macchine lavatrici e asciugatrici della Ace Inn. Infine, esco di nuovo e torno a Shibuya per la cena: mi e' venuta una gran voglia di tonkatsu (cotoletta giapponese) e, per fortuna, a Shibuya Mark City trovo subito cio' che cerco. Il locale si chiama Wako ed e' piuttosto piccolo ed accogliente, mi fanno entrare dopo poca attesa, per fortuna. Una volta seduto, passo un sacco di tempo a studiare il menu, non pensavo che ci potessero essere così tante alternative. Quando mi decido ho una fame pazzesca, il mio menu arriva in un attimo, ringraziando il cielo, e devo dire che è veramente ottimo: la frittura e' leggerissima e la carne tenera all'inverosimile. Dopo cena, mi faccio la mia salutare passeggiata nei dintorni di Shibuya, un po' per digerire, un po' perche' non riesco proprio a stare lontano dal passeggio di questo quartiere. Infine, torno alla guesthouse per pianificare quello che sara' il mio ultimo giorno pieno in Giappone.


A view from Tokyo Metropolitan Government Building
The first thing to do today is a visit to the Tokyo Metropolitan Government Building, often mentioned in guides both for its peculiar architecture, created by Kenzo Tange, and for the presence of two panoramic observatories. I've never been there in my previous trips in Japan, so I head to Shinjuku on foot. As I reach the building, I take the lift to the 45th level of one of the two towers, I think it was the North Tower, planning on taking some good photos, expecting to find an Empire State Building styled panoramic observation point, as seen on many movies. Instead, I'm disappointed in finding out that they are not open air observatories but still I take my time there to enjoy the view, even if the day is not that clear.
A waterfall in Chuo koen
After that, I head to the Chuo Koen, in front of the building: it's a nice garden that today hosts some kind of a flea market. I shoot some videos around and I decide I will spend these last two days in Tokyo shooting little clips of my favourite places in the capital, to be summed up in a video I would name "What I see in Tokyo". My first stage, however, will be a place I never visited before, the Kaisai Rinkai Koen, a park overlooking the Tokyo Bay. To reach it, I go back to the Shinjuku station and take the Yamanote line to Osaki, then the Rinkai line to Shin Kiba and finally the Keiyo line to my destination. When I get there it's lunch time so, as I exit the station, I buy a couple of sandoicchi and eat them on a bench in the park. As I look around, I'm surprised at the variety of pets accompanying park goers: apart from the usual dogs there's a lady with a raccoon (like Candy Candy) and a man with a trained hawk! I keep on walking, passing through an entirely transparent structure (I then found out it is actually a birdwatching post) and head to the beach. I pass a peculiar bridge (Kaisai Nagisa bridge) and find myself in front of the Tokyo Bay. There's a very strong wind, looking around I see the Tokyo Sky Tree and the profile of Tokyo Disneyland, while I venture on the dock. Then, before being blown away, I go back to the garden where a festival is being held. There's also a stage on which hip hop dance companies take turns performing. Getting out of the park to head to the station, I see a dango booth (japanese sweets on a spit) and I try them out for the first time: it's worth it, they are much better than I thought.
View of Tokyo Disneyland from Kaisai Rinkai koen beach
Finally, I return to the guesthouse to change clothes as I want to go to the auto-tennis. I want to return to the Waseda one so I walk north on the Gaien Higashi Dori. As usual, I keep playing there for quite a bit, I like it too much, I wish there was something like this in Italy, too! Then I go back to the guesthouse and, after the shower, I do some laundry using the coin operated washing and drying machines of the Ace Inn. Then I head to Shibuya for dinner: I have a craving for tonkatsu (japanese breaded cutlet) and, luckily, in Shibuya Mark City I immediately find what I look for. It's a quite tiny and cozy place named Wako and luckily I get seated after a short wait. I take my time to study the menu, I didn't expect such an assortment. When I decide I'm starving but my set comes in a flash, thank God, and it's delicious: an incredibly soft meat very delicately fried. After dinner, I take my usual walk around Shibuya, to work off of course but mainly because I can't stay away from the singular assortment of people strolling about in the district. Then I go back to the guesthouse to plan for my last full day in Japan.

domenica, aprile 05, 2015

Japan 2012 Day 13 April 6 - Akasaka, Hama Rikyu and Ochanomizu

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Scorcio del giardino Hama Rikyu
 L'inizio non è dei migliori, il cielo è nuvoloso ed ho un po' di mal di testa. Oggi ho intenzione di visitare la foresta di Akasaka, che ho visto su Google Maps: si trova a circa due chilometri di distanza da Akebonobashi (dove si trova la mia guesthouse), per cui mi incammino verso sud per raggiungerla. Quando ci arrivo, ci giro intorno per cercare di trovare l'entrata ma non ci riesco, sembra proprio che non sia un parco pubblico come mi ero aspettato. In più, c'è una strana atmosfera nell'aria, che non so definire ma che non mi fa sentire a mio agio, per cui desisto e proseguo la mia passeggiata. Solo dopo, ho scoperto che la foresta circonda un lussuoso palazzo in stile occidentale, originariamente costruito nel 1909 come residenza del principe ereditario del Giappone, che e' adesso usato dal governo Giapponese come alloggio per ospiti illustri in visita e che, quindi, e' chiuso al pubblico. Camminando verso sud, mi imbatto in un delizioso parchetto nel quartiere di Aoyama: ci sto per un po', rilassandomi e godendomi gli onnipresenti ciliegi. Poi continuo verso ovest in direzione di Harajuku; infilandomi nelle stradine secondarie, assisto per caso a quella che sembra l'inaugurazione dell'anno scolastico per una scuola media frequentata da rampolli di buona famiglia: genitori tutti in tiro e vestiti elegantissimi osservano orgogliosi i propri figli nelle loro nuove uniformi. Cammino per Omotesando alla ricerca di Wendy's, una catena di fast food americana che da poco ha riaperto in Giappone; dovrebbe trovarsi in una stradina laterale della via principale ma non riesco a trovarlo così, dopo aver preso un caffè da Segafredo per farmi passare il mal di testa (con la commessa che mi rivolge un "grazie" in italiano, molto spontaneo), scendo verso Shibuya per andare a pranzare da Lotteria, fast food giapponese che mi è sempre piaciuto tanto. Ne vale la pena: i panini, come del resto in tutti fast food qui in Giappone, sono microscopici rispetto agli equivalenti europei ed americani (il che, per me, non è un male), ma sono davvero buoni!
Giardino Koishikawa Korakuen
Dopo pranzo, prendo la linea Yamanote e mi fermo a Shinbashi, per andare a vedere il giardino Hama Rikyu. Si pagano 300 yen per entrare ma sono molto ben spesi, è un giardino molto grande che affaccia sulla baia di Tokyo e che sfoggia una vegetazione verdissima e rigogliosa. Faccio una lunga passeggiata, girando il giardino in lungo e in largo e scattando un bel pò di foto prima di riprendere la Yamanote per poi scendere ad Akihabara. Uscito dalla stazione, cammino verso ovest lungo Sotobori Dori verso il Koishikawa Korakuen, altro giardino di Tokyo molto rinomato (da non confondere con il giardino botanico Koishikawa). Mi incontro con Giulia al Tokyo Dome, che si trova affianco al giardino: dopo aver pagato i soliti 300 yen entriamo a goderci il giardino, la cui combinazione di spazi verdi, piccoli corsi d'acqua e costruzioni in legno e muratura mi affascina tantissimo. Non posso farci niente, i giardini ed i parchi di Tokyo li adoro troppo!
Altro scorcio del Koishikawa Korakuen
Usciti dal giardino, Giulia va via per andare al suo appuntamento mentre io, tornando verso Akihabara, mi fermo ad Ochanomizu ("Acqua del te'", così chiamata perche' nel vicino fiume Kanda si prelevava l'acqua per il te' dello Shogun): ho scoperto da poco che è una zona popolata di un gran numero di negozi di strumenti musicali. Effettivamente, ce n'è uno ad ogni passo, entro in uno di questi e mi metto a guardare le chitarre: un commesso giovane mi si avvicina e, in inglese, mi dice che ha anche chitarre di grandissimo pregio. Lo seguo all'ultimo piano e vengo rapito subito da una Fender Stratocaster vintage stupenda: il commesso me la prende, l'attacca ad un Fender Twin Reverb e me la fa provare. E' una chitarra con un suono eccezionale rimango una buona mezz'ora a suonarmela (ed il resto della vacanza a rimpiangerla). Tornato ad Akihabara, giro un po i vari negozi di elettronica, trovando finalmente la batteria con caricatore solare che cercavo. Poi me ne torno a Shibuya per cena e passeggiata digestiva, tornando infine a casa quando il cielo comincia a rannuvolarsi. In guesthouse, mentre aspetto che i cellulari si carichino, pianifico l'itinerario per l'indomani.


Hama Rikyu garden
It's not a good start, it's cloudy and I've got a bit of a headache. Today, my plan is to visit the Akasaka forest I saw on Google Maps: it's just two kilometers away from Akebonobashi (where my guesthouse is) so I walk south to get there. When I reach it I try to find the entrance walking around it without success, it looks like it's not a public park as I expected. Furthermore, I've got a strange sensation about it that I can't define but it's not pleasant so I change my plans and resume walking. Only back in Italy I've found out that the forest surrounds a luxurious western style building, originally built in 1909 as the Crown Prince palace, that is now designated by the government of Japan as an official accommodation for visiting state dignitaries and therefore not open to the public. Walking south I bump into a lovely little park in the Aoyama district: I stop for a while, relaxing and enjoying the ubiquitous cherry trees. Then, I head west towards Harajuku; walking through narrow back roads, by chance I attend to what looks like an opening ceremony for a high class middle school year: impeccably dressed up parents proudly looking at their children clad in their new uniforms. I walk through Omotesando looking for Wendy's, an American fast food chain that has recently re-opened in Japan; it should be in a secondary street intersecting the main road but I can't find it so, after a coffee in a Segafredo store to get rid of the headache (with the girl at the counter thanking my with very spontaneuos "grazie" in Italian), I go down towards Shibuya to have lunch at Lotteria, a Japanese fast food I've always liked. It's worth it: the sandwiches, as in all fast food in Japan, are really minimal compared to European and American ones (not a bad thing, for me) but are very tasty!
Koishikawa Korakuen garden
After lunch, I take the Yamanote line and stop in Shinbashi to go see the Hama Rikyu garden. It's 300 yen to get inside but it's money well spent, it's a big garden overlooking the Tokyo bay boasting a luxuriant, super green, vegetation. I walk around the garden for a long time taking photos before boarding the Yamanote again to Akihabara. Out of the station, I walk west along Sotoboru Dori towards the Koishikawa Korakuen, another famed Tokyo garden (not to be confused with the Koishikawa Botanical Garden). I meet with Giulia at Tokyo Dome, adjacent to the garden: after paying the usual 300 yen, we get inside to enjoy the garden and its combination of green spaces, little streams and wood and stone construction that always fascinates me. I can't help it, I love Tokyo gardens and parks with a passion!
Another glimpse of the Koishikawa Korakuen 
Out of the garden, Giulia leaves for her date while I, walking back to Akihabara, stop at Ochanomizu ("Tea water", because water from the nearby river Kanda was used for the Shogun's tea): I recently discovered that a number of musical instrument stores are located here. Indeed, there's many of them, I get in one and start looking at guitars: a young clerk approaches me and, in English, tells me that the store has also top class guitars. I follow him at the top floor and I'm immediately struck by an amazing vintage Fender Stratocaster: the clerk grabs it and plugs it in a Fender Twin Reverb amp for me to try. It sounds fantastic, I play it for a good half an hour (and regret not being able to buy it for the rest of the holiday). Back in Akihabara, I ramble around the many electronics stores, finally finding the solar charged battery I was looking for. Then, I go back to Shibuya for dinner and digestive walk, going finally back home when the sky starts to get cloudy. In the guesthouse, while I wait for the cellphone to charge, I make plans for tomorrow.

domenica, marzo 15, 2015

Japan 2012 Day 12 April 5 - Ghibli, Arakawa and Hanami

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Vista del parco di Inokashira
E' il gran giorno della visita al Museo Ghibli di Mitaka! Si tratta di un museo tutto dedicato all'opera dello Studio Ghibli, creatore di capolavori dell'animazione quali "Il mio vicino Totoro" e "La citta' incantata". La mia prenotazione e' per le ore 14 ma io mi avvio in mattinata per fare un giro al parco di Inokashira, che e' vicinissimo. Mentre vado alla stazione di Shinjuku, noto una fila (ordinatissima) di persone davanti all'entrata di un grande magazzino; immagino siano li' per un meet & greet con qualche celebrita' o forse per i saldi. Alla stazione, mi attardo a leggere le indicazioni sul tabellone della Chuo line rapid: non tutti i treni, infatti, fermano alla mia destinazione. Mentre aspetto che il tabellone mostri le scritte in Inglese una signora mi si avvicina chiedendomi se ho bisogno di aiuto: ne approfitto per chiederle se il prossimo treno ferma a Kichijoji e lei mi risponde di si. Dopo un breve viaggio sono al parco, che e' una meta molto gettonata per l'hanami: i ciliegi, qui, sono in ritardo ma la cosa non sembra scoraggiare i tantissimi che, distesi sui teli blu, si godono la fioritura pasteggiando allegramente. Decido di imitarli, ad un combini li' vicino compro udon (spaghetti di farina di grano, piu' spessi del ramen) in salsa di soia e gyoza (sorta di ravioli ripieni) e mi siedo a mangiare mentre osservo la varia umanita' che popola il parco, runner, coppie con bambini, anziani con cani, pittori e chi ne ha piu' ne metta. Dopo mangiato, mi avvio a cercare il Museo Ghibli: non c'e' pericolo di perdersi, dal parco la strada e' segnalata da inconfondibili cartelli. Passo accanto ad un centro sportivo con campi da tennis: sono in anticipo per cui mi fermo un po' a guardare i ragazzi che si allenano, con le mani che mi prudono per la voglia di giocare.
Ingresso del museo Ghibli
Poi arriva l'ora tanto attesa, mi presento all'ingresso dove vengo accolto dal Totoro (del film "Il mio vicino Totoro") e i Nerini del buio e inizio la visita: purtroppo all'interno non e' possibile scattare foto o girare video (anche se avrei potuto benissimo farlo, ho girato per tutto il tempo con la reflex al collo, sarebbe bastato premere il tasto Rec...) ma e' un viaggio fantastico che realizza in pieno l'invito scritto sul depliant che mi consegnano all'ingresso: "Perdiamoci, insieme." C'e' di tutto, dalla riproduzione dell'ambiente di lavoro di Hayao Miyazaki, ad una replica a grandezza naturale del Nekobus, anch'esso del film "Il mio vicino Totoro" (accessibile solo ai bambini fino a 12 anni, sfortunatamente), a varie postazioni che mostrano le tecniche di animazione impiegate. La cosa piu' bella, per me, e' stata accedere al cinema: con un biglietto costituito da un frammento di pellicola (il mio era tratto da "Kiki consegne a domicilio"), si ha diritto alla visione di uno dei nove cortometraggi d'animazione realizzati esclusivamente per il Museo Ghibli. A me e' toccato "Mizugumo Monmon", una storia d'amore di rara poesia ambientata in uno stagno.
Lungo le rive dell'Arakawa
Finita la visita, torno verso Shinjuku e da li', sulla linea Yamanote fino ad Ikebukuro e poi sulla linea Saikyo verso nord, arrivo ad Akabane: sono qui per vedere il fiume Arakawa, che bagna il distretto di Kita ("Nord"). Uscito dalla stazione, prendo una strada che si inerpica su una collina e, alla sommita', trovo un enorme comprensorio scolastico la cui insegna recita: "Salesian Sisters of S.G. Bosco SEIBI GAKUEN"; da passato frequentatore dell'Oratorio Salesiano della mia citta' rimango un attimo stupito di trovarli anche qui. Ripresomi dalla sorpresa, comincio la discesa verso l'argine mentre il sole mi fa compagnia cominciando il suo lento viaggio verso l'orizzonte. Attraverso un piccolo affluente tramite un ponticello pedonale, poi salgo sull'argine: che spettacolo, la strada che lo percorre e' costeggiata da alberi di ciliegio e il lato che declina verso la sponda del fiume e' curatissimo, con l'erba che disegna le lettere che compongono il nome del distretto. Numerosi runner corrono lungo il fiume, ci sono diversi campi da baseball e calcio, io passeggio rasente all'acqua ed incrocio un pescatore: lo saluto, lui risponde, passo oltre ma lui mi richiama. Ha cosi' inizio una conversazione surreale, capisco poco piu' di un decimo di tutto cio' che dice, in Inglese, mentre mi racconta che e' vissuto all'estero per diverso tempo per lavoro e mi chiede cosa ne penso del Giappone: e' sinceramente sorpreso quando rispondo di si ad una sua domanda sul se considero Tokyo una citta' cosmopolita; e' troppo complicato spiegare il mio pensiero per cui non mi dilungo, ne' lo faro' qui! Cammino ancora, scatto diverse foto, poi torno verso Akabane e prendo un treno per Ueno.
Ciliegi illuminati al parco di Ueno
Quando ci arrivo e' quasi buio, filari di lanterne bianche e rosse illuminano il parco di Ueno e l'hanami unisce tutti, ognuno a modo suo: ci sono lunghe "tavolate" di salarymen appena usciti dal lavoro, gruppi di studenti universitari e liceali, coppie di ragazzi, intere famiglie con bambini e l'atmosfera e' stupenda con la luna che illumina i ciliegi in piena fioritura. Ueno e', senza dubbio, uno dei "miei" posti, qui a Tokyo, ho tantissimi bei ricordi che mi legano a questo parco ed ai suoi dintorni e, anche stavolta, non mi delude. La serata e' bellissima per cui decido di tornarmene a piedi verso Akebonobashi: appena uscito dal parco un tizio mi chiede, con gesti molto espliciti, se ho bisogno di compagnia femminile; ringrazio e tiro dritto incamminandomi lungo Kasuga dori. Quando, all'altezza del Tokyo Dome, mi dirigo verso sud su Sotobori dori, la mia passeggiata continua sotto ciliegi in fiore i cui rami sporgono sul letto del fiume illuminati dalla luna che si riflette sull'acqua, uno spettacolo fantastico. La passeggiata mi fa venire voglia di mangiare da Lotteria, un fast food che mi piace particolarmente, per cui mi allungo a Shibuya: purtroppo, quando ci arrivo e' gia' chiuso e mi tocca accontentarmi di un McDonald's. Al ritorno in guesthouse, qualche goccia di pioggia suggella la fine di questa lunga giornata.


A view of the Inokashira park
It's the much awaited day of the visit to the Ghibli Museum of Mitaka! It's a museum entirely devoted to the Studio Ghibli, creator of animation masterpieces like "My Neighbor Totoro" and "Spirited Away". I've booked for 2 p.m. but I leave in the morning to pay a visit to the nearby Inokashira park. Walking to Shinjuku, I notice a (very neat) queue in front of the entrance of a department store; I think they may be there for a meet & greet with a celebrity of for the sales. At the station, I take my time to read the electronic panels for the Chuo line rapid: not all trains on the line stop where I'm headed, in fact. While I'm waiting for the English translation of the informations a lady approaches me asking if I need help: I take the chance to ask if the next train will stop at Kichijoji and she replies that it will. After a brief trip, I'm in the park, a very popular hanami spot: here, the cherry blossoms are late but this doesn't seem to bother the many people stretched on the blue plastic ground cloths admiring the trees while merrily feasting. I decide to join them all, at a nearby combini I buy udon (wheat flour noodles, thicker than ramen) with soy sauce and gyoza (stuffed dumplings) and I sit on a cut off log to eat while observing all kinds of people populating the park, runners, couples with children, seniors with dogs, painters etc. After lunch, I look for the museum: no real chance to get lost, from the park, the path is marked via unmistakable signs. I walk past an outdoor sport centre with tennis courts: I'm early so I stop to watch the guys training, hands craving for some game.
Ghibli museum entrance
Then it's finally time to go, I show up at the entrance where I'm greeted by the Totoro (from the film "My neighbor Totoro") and the Susuwatari and begin my visit: unfortunately, it's not possible to take photos or videos inside (I could've done it, anyway, I walked around with the DSLR hanging from my neck all the time, a single click on the Rec button and...) but it's an awesome trip that totally realizes the "Let's get lost, together." written on the leaflet they gave me at the entrance. There's plenty of things, from the recreation of the whole Hayao Miyazaki's work environment, to a real life replica of the Nekobus, again from the "My neighbor Totoro" (sadly, only accessible by children under 12), to various demonstrations of the different animation techniques used. The best thing, for me, was accessing the cinema: with a ticket made with a film clip (mine was from "Kiki's delivery service") you get to see one of the nine animated short films exclusively produced for the Ghibli Museum. I got "Mizugumo Monmon", a love story set in a pond, narrated with hard to find grace.
Along the banks of Arakawa
After the tour, I head back to Shinjuku and, from there, by Yamanote line to Ikebukuro and by Saikyo line northbound I get to Akabane: I'm here to see the Arakawa river, that flows through the Kita ("North") district. Out of the station, I take a road clambering up a hill and, at the top, I find a huge school campus with a sign reading: "Salesian Sisters of S.G. Bosco SEIBI GAKUEN"; having spent time at the Salesian Oratory in my home town, in my youth, I'm a little startled to find them here, too. Recovering from the surprise, I start descending towards the river bank as the sun keeps me company by starting his own slow trip to the horizon. I cross a little tributary on a footbridge and climb on the bank: what a sight, the path running onto it is coasted by cherry trees and the side facing the river is very neatly finished, with grass drawing the letters composing the name of the district. Several people run along the river, many baseball and soccer fields are also present, I walk on the edge of the water and come across a fisherman: I say hello, he answers, I walk past him but he calls me back. A surreal conversation starts in english, with me getting about one tenth of what he says as he talks about his being abroad for work for a long time and asks me what I think about Japan: he is sincerely surprised when I answer yes to his question about Tokyo being a cosmopolitan city; it's too complicated to explain my thoughts so I don't draw out, nor I will here! I keep walking, take several pictures then I go back to Akabane and take a train to Ueno.
Lit up cherry trees in Ueno park
When I get there it's almost dark, rows of red and white lanterns light up Ueno park and hanami brings everyone together, in their own way: there are long, low tables set up by salarymen fresh out of work, groups of university and high school students, couples, families with children and the atmosphere is magical, with the moon glowing on the trees in full bloom. Ueno is, no doubt, one of "my" places in Tokyo, I have a lot of fond memories about this park and the surroundings and, this time too, I'm not disappointed. It's a beatiful evening so I decide to go back to Akebonobashi on foot: as I get out of the park a guy asks me, gesturing very explictly, if I needed female company; I thank him and walk past getting to Kasuga dori. When in sight of the Tokyo Dome, I head south on Sotobori dori, walking under cherry trees in bloom whose branches lean on the river, lit up by the moon reflected on the water, a breathtaking sight. The long walk makes me want to eat in Lotteria, a fast food joint I dig, so I divert to Shibuya: unfortunately, when I get there it's already closed so I have to settle on a McDonald's. Going back to the guesthouse, a little rain marks the end of this long day.

giovedì, gennaio 29, 2015

Japan 2012 Day 11 April 4 - Odaiba, Gundam and Beat Generation

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Il Rainbow bridge con la Tokyo Tower sullo sfondo
Il risveglio dopo la prima notte all'Ace Inn e' piacevole: quando mi alzo per andare a lavarmi i denti, in bagno ci sono tre o quattro ragazze carine anche se, purtroppo, poco socievoli; non posso biasimarle, al mattino anche io fatico a carburare. Stamattina si va ad Odaiba, un'isola artificiale nella baia di Tokyo che, originariamente concepita nel 19o secolo per difendere la capitale da attacchi via mare, e' oggi sede di diversi luoghi caratteristici che ho visitato nel mio primo viaggio, nel 2008, oltre ad ospitare una delle due sole spiagge nell'area metropolitana. Per arrivarci, dalla stazione di Shinbashi prendo la linea Yurikamome, un sistema di transito automatizzato (senza macchinisti a bordo); ricordo che, nel 2008, fu difficile trovare questa linea perche', da un certo punto in poi, le indicazioni in alfabeto latino (presenti un po' ovunque, altrimenti) sparivano lasciando solo quelle in Giapponese. Stavolta, forte della mia conoscenza del sillabario Hiragana, non ho nessuna difficolta'.
Il Gundam
La prima fermata per me e' l'Ariake Tenis no mori: da appassionato di tennis, non posso non tornare a visitare di nuovo questo fantastico impianto, sede del Rakuten Japan Open Tennis Championships (ATP) e del Toray Pan Pacific Open (WTA). Questa volta mi imbatto in un torneo giovanile chiamato Silk Cup e, come sempre, resto a guardare per un bel po', affascinato. Poi torno indietro verso Aomi, compro un sandwich in un combini e lo mangio seduto su una panchina lungo un bel viale alberato; in seguito, faccio una lunga passeggiata e mi dirigo verso la spiaggia. In realta', definirla spiaggia e' davvero eccessivo, e' piu' una sottilissima lingua di sabbia ma e' piena di vita: la troupe di un film gira una scena con una ragazza seduta su uno scoglio che fissa rapita il mare; a fargli da casuale colonna sonora, un romantico motivo a me sconosciuto proveniente dall'armonica a bocca di un signore su di una panchina. Io scatto foto, da li' si vede il Rainbow Bridge che collega Odaiba al centro di Tokyo e, sullo sfondo, sono visibili sia la "vecchia" Torre di Tokyo che il "nuovo" Tokyo Sky Tree.
Poi continuo la passeggiata e mi viene in mente che il modello a grandezza naturale di Gundam, creato per il trentesimo anniversario della famosa serie animata, e' esposto proprio ad Odaiba! Decido quindi di cercarlo ma non ho nessuna indicazione su dove possa essere, per cui giro senza nessuna meta; quando ormai ho quasi deciso di arrendermi me lo vedo comparire di fianco! E' davvero impressionante, enorme e perfetto in ogni particolare, purtroppo il Gundam Cafe' e' chiuso ma cio' non mi impedisce di scattare qualche foto. Tutto contento, mi avvio verso casa: mi ha sempre intrigato il nome della stazione Tokyo Teleport cosi' scelgo di tornare con la Rinkai line, solo per vedere la stazione in questione. Scendo ad Osaki, prendo la linea Yamanote e vado verso Shibuya: in questi giorni, i megaschermi dell'incrocio mandano a ripetizione il ritornello di "Beat Generation", l'ultimo singolo della girl band Fairies, che si azzecca all'orecchio con una facilita' impressionante diventando all'istante una delle colonne sonore di questo viaggio. Per cena, torniamo con Giulia al kaiten sushi che mi era tanto piaciuto il primo giorno (si chiama Tenka sushi) e, di nuovo, ci rimpinziamo di bocconcini che smaltiamo prontamente passeggiando per il quartiere.



Rainbow bridge with Tokyo Tower in the background
Waking up, following the first night at the Ace Inn, is nice: when I get up to go brush my teeth in the shared bathroom, I find three or four cute girls, not very friendly, though; cannot blame them, anyway, my start in the morning is very slow, as well. Today I'm going to Odaiba, an artificial island in the Tokyo bay initially built in the 19th century to defend the capital city from attacks by sea, that is now known for several city sights I visited in my first trip in 2008, aside from being one of the two accessible beaches in the whole Tokyo Metropolitan Area. To get there, from Shinbashi station I take the Yurikamome line, an automatic transit system (no conductor aboard); I recall that, in 2008, it was quite difficult to find this line because, somewhere along the path, the directions written in latin alphabet (present almost everywhere, normally) disappeared leaving only Japanese ones. This time, knowing the Hiragana syllabary, I have no problems.
The Gundam
My first stop is Ariake Tenis no mori: as a tennis fan, I cannot stop myself from visiting again this wonderful complex, where the Rakuten Japan Open Tennis Championships (ATP) and Toray Pan Pacific Open (WTA) are held. This time I stumble into a junior championship called Silk Cup and, as usual, I stop to watch for a good while, fascinated. Then I go back towards Aomi, I buy a sandwich at a combini and eat it on a bench along a tree-lined avenue; then I walk for a while to get to the beach. Truth be told, calling it a beach is quite an overstatement, it's more of a thin strip of sand but full of life: a film crew shoots a scene with a girl sitting on a cliff and captivatedly staring at the sea; by chance, a romantic tune I can't recognise, coming from a man playing a harmonica on a bench, serves well as a soundtrack. I take photos, from there the Rainbow Bridge connecting Odaiba to mainland Tokyo is in sight and, on the background, both the "old" Tokyo Tower and the "new" Tokyo Sky Tree are visible.
Then I resume my walk and it comes to my mind that a full scale model of the Gundam, created for the thirtieth anniversary of the famous anime series, is on display in Odaiba! So, I look for it but have no clue on where it could possibly be so I wander around with no destination; when I'm about to give up there it is, right next to me! It's really impressive, huge and perfectly reproduced, unfortunately the adiacent Gundam Cafe' is closed but I take some photos anyway. Satisfied, I head home: I've always been fascinated by the name of the Tokyo Teleport station so I decide to go back using the Rinkai line, just to board at that particular station. I get off at Osaki, then get Yamanote to Shibuya: these days, the big screens of the crossroad play in very heavy rotation the chorus of the song "Beat Generation", last single of girl band Fairies, that is incredibly catchy and becomes instantly one of the soundtracks of this trip. For dinner, I return with Giulia to the kaiten sushi I liked so much on the first day (it's called Tenka sushi) and, once more, we pig out on the nigiris promptly working them off afterwards by walking about the district.

sabato, gennaio 03, 2015

Japan 2012 Day 10 April 3 - Shinkansen, typhoons and night Tokyo

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Io a Gion
Mi sveglio a ripetizione: verso le quattro di mattina per via del monaco che fa i bagagli, poi per via dei taiwanesi che escono presto ed infine con la sveglia che avevo puntato. Preparo la valigia, restituisco la chiave e mi avvio in stazione. Piove, per la miseria, ma tutto sommato non e' un grande problema, il tragitto a piedi e' breve ed in men che non si dica sono sullo Shinkansen che mi riporta a Tokyo. Il tempo in viaggio scorre velocemente, visto che mi metto a scrivere appunti ed impressioni sulla mia permanenza a Kyoto mentre riguardo le foto che ho scattato. Nonostante il mio posto finestrino, non riesco a vedere il Fuji, che questa volta e' interamente coperto di nubi. Quando arrivo a Tokyo mi fermo un attimo al binario, con l'intenzione di fare un video dell'OK che il capostazione rivolge al capotreno mentre il treno lascia la stazione, una serie di gesti che ho sempre visto fare con grande entusiasmo, quasi saltellando. Ovviamente, al momento della ripresa, al binario c'e' l'unico ferroviere anziano e piuttosto scazzato che non mi da' soddisfazione. Ritiro il resto del bagaglio al coin locker, prendo la Yamanote line che dalla stazione di Tokyo mi porta a Shinjuku e mi fermo un attimo a studiare le indicazioni per la Toei Shinjuku line; la stazione di Shinjuku e' la stazione piu' grande al mondo per traffico passeggeri e, come tale, e' un dedalo inestricabile di linee metropolitane e non (dodici per la precisione). Mentre sono li' che cerco di districarmi mi si avvicina un giapponese che, in inglese, mi invita a chiedere al posto di polizia (koban) se ho bisogno di informazioni; gli dico cosa sto cercando e lui mi risponde che sta andando proprio li', per cui mi ci accompagna. Questo lato dei giapponesi lo adoro, non ci posso fare niente, nonostante la loro riservatezza sono sempre pronti ad aiutare i turisti; dovunque mi sono trovato in difficolta', quando non sono stato avvicinato da qualcuno che offriva aiuto, ho sempre notato persone che indugiavano sospesi tra la loro ritrosia e la voglia di dare una mano. Ci avviamo e, lungo il tragitto, mi chiede se non trovi inefficienti le indicazioni nella stazione... Rispondo che e' difficile essere chiari quando una stazione e' un crocevia di quelle dimensioni e, dentro di me, penso che la vera inefficienza, lui non l'ha mai vista; poi mi raccomanda di stare attento perche', in serata, e' prevista pioggia torrenziale "typhoon class".
L'Ace Inn ad Akebonobashi
Quando arrivo ad Akebonobashi, la pioggia e' gia' iniziata; per fortuna l'Ace Inn, la guesthouse che ho prenotato, e' a due passi da una delle uscite della stazione. Capisco immediatamente che l'ambiente e' totalmente diverso rispetto alla Tomato Guest House di Kyoto, sono in una camerata con una trentina di letti a capsula, comodi e spaziosi ma tragicamente non dotati di prese elettriche personali, anche se, almeno, ad ogni ospite e' assegnato un armadietto con chiave. Ci sono un sacco di persone di ogni nazionalita', quasi tutti occidentali, soprattutto francesi e per niente socievoli, nessuno risponde ai saluti, qualcuno brontola qualcosa in risposta come fosse impreparato a replicare ad un semplice "Hi!" Comunque, i servizi sono puliti e pratici e finalmente posso farmi la barba mentre fuori infuria la tempesta. Mi stendo un po' sul letto, avevo sempre voluto provare queste famigerate capsule e devo dire che dentro ci si sta molto comodi anche perche' il letto e' un futon, ovvero un toccasana per la mia schiena.
Ema in un tempio Shinto a Kyoto
Mi riposo una ventina di minuti, dopodiche' mi prende la frenesia: sono in Giappone, non posso farmi scoraggiare da un semplice tifone per cui esco e mi avvio a Ueno, alla ricerca di un ufficio informazioni turistiche dove procurarmi una mappa di Tokyo, dato che le mie le ho dimenticate in Italia. Quando ci arrivo, l'ufficio ha chiuso da poco e io mi rifugio da Yodobashi Camera per un po'. Poi esco di nuovo, non riesco a star fermo, passeggio per Ueno anche sotto la pioggia battente; ad un incrocio, in particolare, mi investe una folata di vento cosi' forte che minaccia di far letteralmente volare via i miei 88 Kg. Capisco che devo aumentare la zavorra per cui mi infilo in un KFC per la cena: come al solito, dal Colonnello mi lascio sempre un po' andare e il rimorso mi prende subito dopo, per cui continuo a camminare, passeggiando per Ameyayokocho, sede del mercato nero subito dopo la seconda guerra mondiale ed ora caratteristico mercato all'aperto. Nel frattempo, la pioggia diminuisce fino a smettere del tutto, la luna torna a farsi vedere tra le nuvole ed a me viene una idea insana: me ne torno alla guesthouse a piedi! Da Ueno, mi avvio a sud verso Akihabara, Nihonbashi e Ginza; poi verso nord-ovest, verso Hibiya e Sakuradamon, costeggiando i giardini del palazzo imperiale; infine a nord, da Yotsuya fino al Ministero della Difesa per poi tornare ad Akebonobashi, per un totale di piu' di 10 Km attraverso Tokyo di notte. La passeggiata, di cui mi godo ogni minuto, mi conferma, ancora una volta, che se dovessi dare un nome a questo viaggio non potrebbe che essere "Tenten" ("A zonzo"), che e' anche il titolo di un film tradotto in inglese come "Adrift in Tokyo".


Me in Gion
I wake up multiple times: around four in the morning because of the monk packing up, then thanks to the taiwanese guys going out early and eventually to the alarm I set. I pack up, return the key and head to the station. It's raining, rats, but it's no big deal after all, just a short walk and in a flash I'm on the Shinkansen returning to Tokyo. Time flies as I start writing notes and thoughts about my short stay in Kyoto, reviewing the photos I've shot. Despite my window seat I'm not able to see the Fuji, this time entirely covered by clouds. Alighting in Tokyo, I briefly stop on the platform wanting to film the 'OK' signal that the station master addresses to the train conductor while the train is leaving the station, a sequence of gestures done zestfully, almost hopping on the spot every time I was present. Needless to say, upon doing the video, on the platform there's the only aged and quite pissed off railwayman in all Japan that leaves me unsatisfied. I pick up the rest of my luggage at the coin locker, hop on the Yamanote line that takes me to Shinjuku from Tokyo station and I stop to take a look at the directions to the Toei Shinjuku line; Shinjuku station is the busiest station in the world in terms of number of passengers and, as such, is a complicated maze of underground and overground lines (twelve of them, to be accurate). While I'm there trying to figure things out, a japanese man approaches me and, in english, urges me to ask for information at the police station (koban); I tell him what I'm looking for and he replies that he's going there too so we walk together. I love this attitude about japanese people, despite their discretion they always try to help tourist; wherever I was struggling, when I wasn't actually approached by someone offering help, I always noticed people loitering, hanging between shame and their will to give a hand. While walking, he asks me if I find station directions inefficient... I reply that it's difficult to be clear in such a big station while, inside, I'm thinking that he's probably never seen true inefficiency; then, he invites me to be careful because, come evening, typhoon class heavy rain is forecast.
The Ace Inn in Akebonobashi
By the time I'm in Akebonobashi, the rain has started to fall already; luckily, the Ace Inn, the guesthouse I've booked, is very near to one of the station's exits. I immediately feel that the environment is totally different from the Tomato Guest House in Kyoto, I'm in a dormitory with like thirty capsule beds, quite wide and comfortable but tragically not provided with personal AC outlets even if, at least, every guest has his own locker with key. There are a lot of people coming from everywhere, mostly western, a lot of french guys and not very friendly, no greetings, few mutter something just like they are not used to reply to a simple "Hi!" Anyway, toilets are clean and handy so I finally manage to shave while outside the storm is blustering. I lie on the bed for a while, I always wanted to try these infamous capsules and I have to say that I feel very comfortable in there, also because the bed is actually a futon, the best for my back.
Emas in a Shinto shrine in Kyoto
I rest for twenty minutes, then a craze takes me: I'm in Japan, I can't be stopped by a mere typhoon so I get out and head to Ueno by underground, looking for a tourist information office to grab a Tokyo map as I forgot mine in Italy. When I get there, the office has just closed and I take shelter in Yodobashi Camera for a bit. Then I go out again, I can't stand still, I walk around Ueno under the heavy rain; at a crossroad, in particular, I get hit by a gust of wind so powerful it's threatening to make my 88 Kilos fly away. I figure out that I need more ballast so I get into a KFC for dinner: as usual, at the Colonel's I let myself go more than I'm allowed and the guilt kicks in shortly after so I keep on walking through Ameyayokocho, where the black market was held just after World War II and now peculiar open market. Meanwhile, rain slowly comes to an end, moon starts peeping through the clouds and I come up with an insane idea: I will walk back home! From Ueno, I head south through Akihabara, Nihonbashi and Ginza; then north-west, passing Hibiya and Sakuradamon, coasting the Imperial Palace gardens; finally north, from Yotsuya to the Ministry of Defense eventually getting to Akebonobashi, totalling more than 10 kilometers through Tokyo at night. The walk, that I thoroughly enjoy, again confirms that if I were to name this trip, it couldn't be anything different from "Tenten" ("Strolling about") that is also the original title of a movie translated in english as "Adrift in Tokyo"